Il dipinto a olio su tela di Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) raffigurante i figli di Caino (cm 250x160) è un frammento di un grande fregio di oltre sei metri di lunghezza realizzato attorno al 1888 e smembrato dal pittore stesso nel 1893. Di proprietà dell’Istituto romano di San Michele, un’istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (Ipab) nata alla fine del Seicento a Porta Portese (oggi sede del Ministero per la cultura e dell’ICR-Istituto Centrale per il Restauro) e trasferitasi nel 1937 nel celebre quartiere di Tormarancia, la tela è stata restaurata nel 2022. In tale occasione si è resa necessaria un’approfondita campagna d’indagini scientifiche a sostegno dell’intervento di restauro. Il dipinto presentava infatti numerose sostanze soprammesse alla pellicola pittorica originale, ovvero spessi strati di vernice e di finitura a gommalacca ma, soprattutto, ridipinture a olio e cospicue integrazioni plastiche realizzate a gesso, olio e pigmenti. Tali superfetazioni, eseguite in maniera del tutto arbitraria e alquanto invasiva, erano state eseguite durante un precedente restauro del frammento esposto nella mostra dedicata all’artista allestita presso la Galleria Borghese tra i mesi di marzo e aprile del 1933. Le ridipinture e le stuccature erano ubicate non solo in corrispondenza di lacune degli strati preparatori e pittorici ma anche nelle campiture originali effettuate con pennellate sottili e nelle aree in cui la preparazione era stata lasciata volutamente a vista, generando un drastico fraintendimento della tecnica pittorica di Sartorio, caratterizzata in generale da pennellate veloci e leggere alternate a strati di colore corposi e materici. Anche il taglio irregolare del margine sinistro del dipinto eseguito dal pittore in un gesto d’impeto era stato mimetizzato con strati di stucco e colore, così come la sua firma originale, probabilmente parzialmente danneggiata da una pulitura incauta ma ancora esistente, celata da numerosi strati e ridipinta in maniera vistosa. La composizione delle superfetazioni, del tutto simile per morfologia e cromia alla preparazione e al colore originale, rendeva estremamente difficoltosa la corretta individuazione delle parti dipinte da Sartorio senza l’ausilio di analisi scientifiche adeguate. È stato pertanto necessario effettuare preventivamente una serie di analisi di imaging multispettrale finalizzate sia allo studio della tecnica esecutiva e delle caratteristiche stilistiche sia alla valutazione dello stato di conservazione, includendo acquisizioni in luce visibile diffusa e radente, in riflessione IR e UV, in fluorescenza ultravioletta e in tre modalità di falso colore. Successivamente sono state eseguite analisi chimico-fisiche (spettroscopia XRF, spettroscopia FT-IR) in modalità non invasiva e su micro-campioni, indagini che hanno consentito di caratterizzare le sostanze organiche e inorganiche. Alcuni micro-campioni sono stati poi studiati in sezione lucida trasversale mediante microscopia ottica e ciò ha permesso di documentare la complessa stratigrafia dell’opera
IL RESTAURO DE I “FIGLI DI CAINO” DI GIULIO ARISTIDE SARTORIO: SUPERFETAZIONI E FRAINTENDIMENTI TECNICI SVELATI DALLA DIAGNOSTICA
P. Triolo
2024-01-01
Abstract
Il dipinto a olio su tela di Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) raffigurante i figli di Caino (cm 250x160) è un frammento di un grande fregio di oltre sei metri di lunghezza realizzato attorno al 1888 e smembrato dal pittore stesso nel 1893. Di proprietà dell’Istituto romano di San Michele, un’istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (Ipab) nata alla fine del Seicento a Porta Portese (oggi sede del Ministero per la cultura e dell’ICR-Istituto Centrale per il Restauro) e trasferitasi nel 1937 nel celebre quartiere di Tormarancia, la tela è stata restaurata nel 2022. In tale occasione si è resa necessaria un’approfondita campagna d’indagini scientifiche a sostegno dell’intervento di restauro. Il dipinto presentava infatti numerose sostanze soprammesse alla pellicola pittorica originale, ovvero spessi strati di vernice e di finitura a gommalacca ma, soprattutto, ridipinture a olio e cospicue integrazioni plastiche realizzate a gesso, olio e pigmenti. Tali superfetazioni, eseguite in maniera del tutto arbitraria e alquanto invasiva, erano state eseguite durante un precedente restauro del frammento esposto nella mostra dedicata all’artista allestita presso la Galleria Borghese tra i mesi di marzo e aprile del 1933. Le ridipinture e le stuccature erano ubicate non solo in corrispondenza di lacune degli strati preparatori e pittorici ma anche nelle campiture originali effettuate con pennellate sottili e nelle aree in cui la preparazione era stata lasciata volutamente a vista, generando un drastico fraintendimento della tecnica pittorica di Sartorio, caratterizzata in generale da pennellate veloci e leggere alternate a strati di colore corposi e materici. Anche il taglio irregolare del margine sinistro del dipinto eseguito dal pittore in un gesto d’impeto era stato mimetizzato con strati di stucco e colore, così come la sua firma originale, probabilmente parzialmente danneggiata da una pulitura incauta ma ancora esistente, celata da numerosi strati e ridipinta in maniera vistosa. La composizione delle superfetazioni, del tutto simile per morfologia e cromia alla preparazione e al colore originale, rendeva estremamente difficoltosa la corretta individuazione delle parti dipinte da Sartorio senza l’ausilio di analisi scientifiche adeguate. È stato pertanto necessario effettuare preventivamente una serie di analisi di imaging multispettrale finalizzate sia allo studio della tecnica esecutiva e delle caratteristiche stilistiche sia alla valutazione dello stato di conservazione, includendo acquisizioni in luce visibile diffusa e radente, in riflessione IR e UV, in fluorescenza ultravioletta e in tre modalità di falso colore. Successivamente sono state eseguite analisi chimico-fisiche (spettroscopia XRF, spettroscopia FT-IR) in modalità non invasiva e su micro-campioni, indagini che hanno consentito di caratterizzare le sostanze organiche e inorganiche. Alcuni micro-campioni sono stati poi studiati in sezione lucida trasversale mediante microscopia ottica e ciò ha permesso di documentare la complessa stratigrafia dell’operaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



