The 1992 United Nations Framework Convention on Climate Change recognised in its preamble that the adverse effects of climate change amount to a common concern of humankind without any further qualification (also the more recent 2015 Paris Agreement reiterated climate change as a common concern, then clarifying that responsibility lies upon all the States of the International Community); in the same direction goes the 1992 United Nations Convention on Biodiversity (CBD), when recognizing that the common concern is the engine for national regulations protecting bio-diversity, and the 2003 Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage. Far from being a legal notion, as opposite to the common interest of mankind and the Global commons theory, this concept is rather a political achievement, that should lead States to act by their own, and independently, in order to protect the involved interest. Therefore, it can be used as a foundation to define, legitimize and assess national measures (as well as regional supra-national rules) that address shared problems of the whole mankind, even justifying the extraterritorial scope of application of a given rule or duties to act in the international arena. This research analyses the legal implications of the above-mentioned doctrine to space activities, focusing on the acknowledgement of space debris as a CCH as a case study, and highlights the potential of current unilateral initiatives in ensuring a higher level of environmental protection in outer space.

La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 ha riconosciuto nel suo preambolo che gli effetti negativi dei cambiamenti climatici costituiscono una preoccupazione comune dell'umanità senza ulteriori qualificazioni (anche il più recente Accordo di Parigi del 2015 ha ribadito che i cambiamenti climatici sono una preoccupazione comune, chiarendo poi che la responsabilità ricade su tutti gli Stati della comunità internazionale); nella stessa direzione va la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CBD) del 1992, quando riconosce che la preoccupazione comune è il motore delle normative nazionali a tutela della biodiversità, e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003. Lungi dall'essere una nozione giuridica, in contrapposizione all'interesse comune dell'umanità e alla teoria dei global commons, questo concetto è piuttosto un risultato politico, che dovrebbe indurre gli Stati ad agire di propria iniziativa e in modo indipendente per proteggere l'interesse in questione. Pertanto, può essere utilizzato come base per definire, legittimare e valutare le misure nazionali (così come le norme di organizzazioni regionali sovranazionali) che affrontano problemi condivisi dall'intera umanità, giustificando anche l'ambito di applicazione extraterritoriale di una determinata norma o l'obbligo di agire in ambito internazionale. Il presente lavoro analizza le implicazioni giuridiche della suddetta dottrina per le attività spaziali, concentrandosi sul riconoscimento dei detriti spaziali come "preoccupazione comune dell'umanità" come caso di studio, ed evidenzia il potenziale delle attuali iniziative unilaterali nel garantire un livello più elevato di protezione ambientale nello spazio extra-atmosferico.

Space Sustainability as a Common Concern

Barbano, Mario;De Maestri, Maria Elena
In corso di stampa

Abstract

The 1992 United Nations Framework Convention on Climate Change recognised in its preamble that the adverse effects of climate change amount to a common concern of humankind without any further qualification (also the more recent 2015 Paris Agreement reiterated climate change as a common concern, then clarifying that responsibility lies upon all the States of the International Community); in the same direction goes the 1992 United Nations Convention on Biodiversity (CBD), when recognizing that the common concern is the engine for national regulations protecting bio-diversity, and the 2003 Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage. Far from being a legal notion, as opposite to the common interest of mankind and the Global commons theory, this concept is rather a political achievement, that should lead States to act by their own, and independently, in order to protect the involved interest. Therefore, it can be used as a foundation to define, legitimize and assess national measures (as well as regional supra-national rules) that address shared problems of the whole mankind, even justifying the extraterritorial scope of application of a given rule or duties to act in the international arena. This research analyses the legal implications of the above-mentioned doctrine to space activities, focusing on the acknowledgement of space debris as a CCH as a case study, and highlights the potential of current unilateral initiatives in ensuring a higher level of environmental protection in outer space.
In corso di stampa
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 ha riconosciuto nel suo preambolo che gli effetti negativi dei cambiamenti climatici costituiscono una preoccupazione comune dell'umanità senza ulteriori qualificazioni (anche il più recente Accordo di Parigi del 2015 ha ribadito che i cambiamenti climatici sono una preoccupazione comune, chiarendo poi che la responsabilità ricade su tutti gli Stati della comunità internazionale); nella stessa direzione va la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CBD) del 1992, quando riconosce che la preoccupazione comune è il motore delle normative nazionali a tutela della biodiversità, e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003. Lungi dall'essere una nozione giuridica, in contrapposizione all'interesse comune dell'umanità e alla teoria dei global commons, questo concetto è piuttosto un risultato politico, che dovrebbe indurre gli Stati ad agire di propria iniziativa e in modo indipendente per proteggere l'interesse in questione. Pertanto, può essere utilizzato come base per definire, legittimare e valutare le misure nazionali (così come le norme di organizzazioni regionali sovranazionali) che affrontano problemi condivisi dall'intera umanità, giustificando anche l'ambito di applicazione extraterritoriale di una determinata norma o l'obbligo di agire in ambito internazionale. Il presente lavoro analizza le implicazioni giuridiche della suddetta dottrina per le attività spaziali, concentrandosi sul riconoscimento dei detriti spaziali come "preoccupazione comune dell'umanità" come caso di studio, ed evidenzia il potenziale delle attuali iniziative unilaterali nel garantire un livello più elevato di protezione ambientale nello spazio extra-atmosferico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1256999
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