In un’epoca segnata da tensioni sociali, crisi ambientali e vulnerabilità spaziali, il design, inteso come pratica trasformativa, è chiamato a confrontarsi con la dimensione sociale dei luoghi in cui interviene: gli oggetti, infatti, non possono essere considerati entità neutre, poiché partecipano attivamente alla configurazione di pratiche e comportamenti. In tale prospettiva, il progetto si configura come un processo che include relazioni e luoghi, costituendo un microcosmo complesso capace di riflettere e trasformare i contesti in cui si inscrive. Il design può, dunque, assumere una funzione generativa, aprendo varchi nei tessuti consolidati di una città che “è viva perché la sostiene un intreccio di relazioni” , attivando prossimità e promuovendo modalità di convivenza temporanee, per riscoprire – attraverso il fare – valori capaci di restituire senso a pratiche collaborative. Tre esperienze progettuali, protagoniste di una giornata di studi organizzata nell’ambito del Miserabilia Cities Workshop presso il Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova, vengono assunte come casi studio per indagare il ruolo del design nei contesti di marginalità della città contemporanea. Accomunate da un approccio essenziale sperimentato in luoghi segnati dalla miseria, intesa come condizione estrema di povertà, questi progetti offrono l’opportunità di esplorare la capacità del design di inserirsi in contesti liminali – tanto fisici quanto sociali – attivando processi collettivi e promuovendo, attraverso la costruzione degli oggetti, forme alternative di relazione in condizioni di fragilità territoriale e sociale.
Genova, oggetti e società. Buona pratiche dal basso
Camilla Giulia Barale;Chiara Tassano
In corso di stampa
Abstract
In un’epoca segnata da tensioni sociali, crisi ambientali e vulnerabilità spaziali, il design, inteso come pratica trasformativa, è chiamato a confrontarsi con la dimensione sociale dei luoghi in cui interviene: gli oggetti, infatti, non possono essere considerati entità neutre, poiché partecipano attivamente alla configurazione di pratiche e comportamenti. In tale prospettiva, il progetto si configura come un processo che include relazioni e luoghi, costituendo un microcosmo complesso capace di riflettere e trasformare i contesti in cui si inscrive. Il design può, dunque, assumere una funzione generativa, aprendo varchi nei tessuti consolidati di una città che “è viva perché la sostiene un intreccio di relazioni” , attivando prossimità e promuovendo modalità di convivenza temporanee, per riscoprire – attraverso il fare – valori capaci di restituire senso a pratiche collaborative. Tre esperienze progettuali, protagoniste di una giornata di studi organizzata nell’ambito del Miserabilia Cities Workshop presso il Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova, vengono assunte come casi studio per indagare il ruolo del design nei contesti di marginalità della città contemporanea. Accomunate da un approccio essenziale sperimentato in luoghi segnati dalla miseria, intesa come condizione estrema di povertà, questi progetti offrono l’opportunità di esplorare la capacità del design di inserirsi in contesti liminali – tanto fisici quanto sociali – attivando processi collettivi e promuovendo, attraverso la costruzione degli oggetti, forme alternative di relazione in condizioni di fragilità territoriale e sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



