During the 60’, semioticians searched for codes and signs in theatrical performances viewed as scenic representations of texts meant to be recited. But both theatre and semiotics have changed. Today, theater is based on the actors’ capability to manipulate the physical and plastic properties of their own body so as to obtain a quality of presence on the scene that generates emotional intensity. The performances of the Odin Teatret are the very example of this “teatro povero” stemming from Grotowski. Interpretive semiotics defines the theatrical spectacle as a “text” that encompasses all elements (bodies, gestures, objects, sounds, distanc es, etc.), movements and interactions to be perceived on the scene. On this basis, it analyses the processes of “interpretation”, that is to say the way how spectators construct meaning. It identifies the hints given by the text, the modes of interpretative cooperation, and the roles of the Autore and Spettatore Modello (as defined by U. Eco). The article ends with a short analysis of a most exemplary case, Ubu Buur, an african version of Ubu Roi (Alfred Jarry).

La semiotica negli anni settanta cerca codici, segni, e significati nello spettacolo teatrale considerato come un macro-atto comunicativo, cioè la rappresentazione di un testo scritto da un autore per essere recitato in scena. Sia il teatro che la semiotica però sono cam biati. Il teatro oggi è un’arte basata sulla capacità dell’attore di manipolare la materia fisica del corpo, un materiale plastico che l’attore impara a usare nel training per ottenere una qualità di presenza sulla scena che genera densità e intensità emotiva. Gli spettacoli dell’Odin Teatret sono il campione esemplare di questo “teatro povero” nato con Grotowski. La semiotica interpretativa esamina lo spettacolo come un testo composto da tutti gli elementi presenti in scena (il corpo degli attori, i loro movimenti, gli oggetti, i suoni, la distanza attori-spettatori, e così via) e dall’intreccio dei loro movimenti, spostamenti e interazioni in scena. Partendo da questa idea di testo la semiotica esamina oggi nel teatro l’interpretazione dello spettacolo, cioè il processo con cui lo spettatore attribuisce senso allo spettacolo, ad esempio identificando i diversi processi di cooperazione interpretativa operati dallo spettatore, i vincoli e le indicazioni interpretative poste dal testo alla percezione dello spettatore, i ruoli di Autore e Spettatore Modello, o la dinamica della formazione da parte degli spettatori di un significato imprevisto dello spettacolo. In questa chiave esaminiamo lo spettacolo Ubu Buur, creato in Senegal dal Teatro delle Albe di Ravenna e dalla comunità locale di Dioll Kadd, che costituisce la prima metamorfosi africana dell’Ubu Roi di Alfred Jarry.

Corpi in scena: il senso, il testo, l’interpretazione dello spettacolo teatrale

Roberto Pellerey
2023-01-01

Abstract

During the 60’, semioticians searched for codes and signs in theatrical performances viewed as scenic representations of texts meant to be recited. But both theatre and semiotics have changed. Today, theater is based on the actors’ capability to manipulate the physical and plastic properties of their own body so as to obtain a quality of presence on the scene that generates emotional intensity. The performances of the Odin Teatret are the very example of this “teatro povero” stemming from Grotowski. Interpretive semiotics defines the theatrical spectacle as a “text” that encompasses all elements (bodies, gestures, objects, sounds, distanc es, etc.), movements and interactions to be perceived on the scene. On this basis, it analyses the processes of “interpretation”, that is to say the way how spectators construct meaning. It identifies the hints given by the text, the modes of interpretative cooperation, and the roles of the Autore and Spettatore Modello (as defined by U. Eco). The article ends with a short analysis of a most exemplary case, Ubu Buur, an african version of Ubu Roi (Alfred Jarry).
2023
La semiotica negli anni settanta cerca codici, segni, e significati nello spettacolo teatrale considerato come un macro-atto comunicativo, cioè la rappresentazione di un testo scritto da un autore per essere recitato in scena. Sia il teatro che la semiotica però sono cam biati. Il teatro oggi è un’arte basata sulla capacità dell’attore di manipolare la materia fisica del corpo, un materiale plastico che l’attore impara a usare nel training per ottenere una qualità di presenza sulla scena che genera densità e intensità emotiva. Gli spettacoli dell’Odin Teatret sono il campione esemplare di questo “teatro povero” nato con Grotowski. La semiotica interpretativa esamina lo spettacolo come un testo composto da tutti gli elementi presenti in scena (il corpo degli attori, i loro movimenti, gli oggetti, i suoni, la distanza attori-spettatori, e così via) e dall’intreccio dei loro movimenti, spostamenti e interazioni in scena. Partendo da questa idea di testo la semiotica esamina oggi nel teatro l’interpretazione dello spettacolo, cioè il processo con cui lo spettatore attribuisce senso allo spettacolo, ad esempio identificando i diversi processi di cooperazione interpretativa operati dallo spettatore, i vincoli e le indicazioni interpretative poste dal testo alla percezione dello spettatore, i ruoli di Autore e Spettatore Modello, o la dinamica della formazione da parte degli spettatori di un significato imprevisto dello spettacolo. In questa chiave esaminiamo lo spettacolo Ubu Buur, creato in Senegal dal Teatro delle Albe di Ravenna e dalla comunità locale di Dioll Kadd, che costituisce la prima metamorfosi africana dell’Ubu Roi di Alfred Jarry.
Dans le spectacle théâtral, alors vu comme la représentation scénique d’un texte écrit pour être récité, la sémiotique des années 60 cherchait des codes et des signes. Mais depuis, et le théâtre et la sémiotique ont changé. Aujourd’hui le spectacle théâtral se fonde sur la capacité des acteurs à manipuler la matière physique et plastique du corps pour obtenir une qualité de présence générant densité et intensité émotionnelles dans la co-présence entre acteurs et spectateurs. Les spectacles de l’Odin Teatret sont l’exemple même de ce « teatro povero » issu de Grotowski. La sémiotique interprétative envisage le spectacle comme un « texte » — un « texte vivant » — englobant la totalité des éléments (gestes, objets, sons, distances, etc.), mouvements, déplacements et interactions présents sur scène et rend compte de l’« interprétation », c’est-à-dire du processus par lequel le spectateur attribue au spectacle une signification (parfois imprévue). Elle identifie les indications mise en place par le texte, les modes de coopération interprétative du spectateur, les rôles de l’« Auteur » et du « Spectateur Modèle ». Cas exemplaire, le spectacle Ubu Buur, version africaine de l’Ubu Roi d’Alfred Jarry, est examiné in fine sous cet angle.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1129776
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