The International Charter of Physical Education and Sport, already in 1978, stated at art. 1 that «The practice of physical education and sport is a fundamental right for all», adding that every human being has a right of access to physical education and sport, which are essential for the full development of his/her personality. Starting from this assumption, after a definition of what “disability” and “social inclusion” mean today, this article is set to describe in a sociological perspective the models of organization and performance of sport and physical activities practiced by persons with disabilities, physical or intellectual. All these physical activities, practiced with different levels of adaptation and in some cases also in “integrated forms”, have social inclusion among their main goals, even if this takes a particular meaning in sport events characterized by high levels of competition, as in the Paralympics, which, together with Special Olympics and Deaflympics, are the most important sport events at world level for persons with disabilities.

La Carta Internazionale per l’Educazione e lo Sport affermava già nel 1978, all’art. 1, che «La pratica dell’educazione fisica e dello sport è un diritto fondamentale per tutti», aggiungendo che «Ogni essere umano ha il diritto di accedere all’educazione fisica e allo sport, che sono indispensabili allo sviluppo della sua personalità». Partendo da questo presupposto, dopo aver definito cosa si intende attualmente per “disabilità” e per “inclusione sociale”, nel presente lavoro si procederà a una ricostruzione con taglio sociologico delle modalità organizzative e di svolgimento dello sport e delle attività motorie praticate da persone con disabilità, fisiche o intellettive. Si tratta di forme di sport adattato, in maggiore o minore misura, praticate a livello individuale, come ad esempio l’atletica o il nuoto paralimpici, oppure di squadra, come il calcio a cinque per non vedenti, talvolta anche in modalità integrata, ovvero con la compresenza sia di atleti normodotati che disabili, come ad esempio nel caso del “baskin” (basket inclusivo). Rientrano in quest’ambito anche pratiche motorie svolte senza finalità competitive ma precipuamente ricreative, ludiche o terapeutiche, come nelle diverse esperienze della “vela solidale”. Tutte queste pratiche motorie hanno tra le loro finalità quella dell’inclusione sociale, anche se questa trova una declinazione particolare negli eventi caratterizzati da alti livelli di competizione, come le Paralimpiadi, che insieme agli Special Olympics e ai Deaflympics (Giochi olimpici “silenziosi”, per non-udenti) costituiscono le principali manifestazioni sportive mondiali per persone con disabilità.

Pratiche motorie, sport e disabilità: forme di competizione e processi di inclusione sociale

Agostino Massa
2025-01-01

Abstract

The International Charter of Physical Education and Sport, already in 1978, stated at art. 1 that «The practice of physical education and sport is a fundamental right for all», adding that every human being has a right of access to physical education and sport, which are essential for the full development of his/her personality. Starting from this assumption, after a definition of what “disability” and “social inclusion” mean today, this article is set to describe in a sociological perspective the models of organization and performance of sport and physical activities practiced by persons with disabilities, physical or intellectual. All these physical activities, practiced with different levels of adaptation and in some cases also in “integrated forms”, have social inclusion among their main goals, even if this takes a particular meaning in sport events characterized by high levels of competition, as in the Paralympics, which, together with Special Olympics and Deaflympics, are the most important sport events at world level for persons with disabilities.
2025
La Carta Internazionale per l’Educazione e lo Sport affermava già nel 1978, all’art. 1, che «La pratica dell’educazione fisica e dello sport è un diritto fondamentale per tutti», aggiungendo che «Ogni essere umano ha il diritto di accedere all’educazione fisica e allo sport, che sono indispensabili allo sviluppo della sua personalità». Partendo da questo presupposto, dopo aver definito cosa si intende attualmente per “disabilità” e per “inclusione sociale”, nel presente lavoro si procederà a una ricostruzione con taglio sociologico delle modalità organizzative e di svolgimento dello sport e delle attività motorie praticate da persone con disabilità, fisiche o intellettive. Si tratta di forme di sport adattato, in maggiore o minore misura, praticate a livello individuale, come ad esempio l’atletica o il nuoto paralimpici, oppure di squadra, come il calcio a cinque per non vedenti, talvolta anche in modalità integrata, ovvero con la compresenza sia di atleti normodotati che disabili, come ad esempio nel caso del “baskin” (basket inclusivo). Rientrano in quest’ambito anche pratiche motorie svolte senza finalità competitive ma precipuamente ricreative, ludiche o terapeutiche, come nelle diverse esperienze della “vela solidale”. Tutte queste pratiche motorie hanno tra le loro finalità quella dell’inclusione sociale, anche se questa trova una declinazione particolare negli eventi caratterizzati da alti livelli di competizione, come le Paralimpiadi, che insieme agli Special Olympics e ai Deaflympics (Giochi olimpici “silenziosi”, per non-udenti) costituiscono le principali manifestazioni sportive mondiali per persone con disabilità.
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